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IVREA . Una nuova vita per la fabbrica dei mattoni rossi, l’edificio di via Jervis dove cominciò l’avventura di Camillo Olivetti. Una cordata di imprenditori locali sta trattando l’acquisto con il fondo immobiliare che possiede quelle quattro mura. Riservatissimi i dettagli dell’operazione in quanto il fondo - Dea capital real estate - è quotato.
Che la fabbrica di mattoni rossi sia in vendita non è una novità. Dai primi anni Duemila, da quando la multinazionale Diebold lasciò quegli spazi per trasferirsi nel parco Dora Baltea e poi chiudere definitivamente la sede di Ivrea, la fabbrica di mattoni rossi cerca un acquirente. Intanto, sono passati gli anni e i fondi che si sono susseguiti nella proprietà, l’ultima IdeaFimit, che a inizio ottobre ha preso la nuova denominazione.
Negli anni, attorno a quell’edificio, si sono avvicendati tanti progetti e proposte, anche per ciò l’edificio rappresenta per Ivrea. Tutti i progetti, però, non sono mai arrivati nella fase della concretezza, arenandosi di fronte all’aspetto economico, a cominciare dal fatto che la proprietà era - ed è - privata. Il Comune aveva ipotizzato di trasferirci la biblioteca, l’ex deputato ds ed ex dirigente olivettiano Giorgio Panattoni aveva coordinato un comitato forte di oltre 1.500 firme e associazioni legate al mondo Olivetti che chiedeva un impegno per far diventare la fabbrica dei mattoni rossi una fabbrica della cultura.
Ora, invece, potrebbe aprirsi una nuova fase. La cordata di imprenditori sarebbe intenzionata a investire sull’edificio (che ha bisogno di un restyling profondo) in un progetto a lungo termine. Le trattative, per conto del gruppo di imprenditori, sono portate avanti da Andrea Ardissone, attuale presidente di Aeg coop. Nessuno, però, al momento si sbilancia in virtù del patto di riservatezza legato all’operazione. Si sa solo che alcuni imprenditori della cordata sono tra coloro che hanno dato vita all’associazione Il quinto ampliamento, presieduta dall’economista Stefano Zamagni, con l’obiettivo di promuovere l’economia civile in una sorta di continuità ideale con il pensiero olivettiano.
La fabbrica di mattoni rossi, nel nuovo progetto, sarebbe destinata a conservare la vocazione produttiva, seppure in modo moderno e lontana dal manifatturiero che l’ha caratterizzata agli esordi.
In vendita c’è, oltre la fabbrica di mattoni rossi, il primo ampliamento dell’edificio su progetto degli architetti Figini e Pollini. In quella porzione di spazio, nell’atrio di quella che viene chiamata la portineria del pino, dovrebbe a breve sorgere il centro visitatori per il Maam, il museo a cielo aperto delle architetture olivettiane, uno dei cardini del piano di gestione del progetto Unesco, in corso di esame a Parigi proprio in questi mesi.
Non si conoscono al momento, i dettagli economici dell’operazione per l’acquisto della fabbrica dei mattoni rossi, ma si tratta di un investimento, per il solo edificio, attorno al milione. L’impegno economico della cordata di imprenditori - tra l’altro - sarebbe il secondo in ordine di tempo e il primo in ordine di grandezza, legato alla riqualificazione degli spazi olivettiani di via Jervis, asse portante della candidatura a Città industriale del ventesimo secolo a sito Unesco. Un segno tangibile e concreto - seppure condito da suggestioni - di un rinnovato interesse per la storia e i valori di Olivetti diverso dalla memoria. E sull’interesse delle imprese a spazi di valore nell’architettura del moderno punta quella che si chiama Variante J al piano regolatore, uno strumento che punta a eliminare alcune ingessature degli interventi lungo quegli spazi, fino ad allora considerati esclusivamente a carattere produttivo.
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